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RADIO BALILLA RADIO BALILLA 1939 ITALIA TRE:6B7,41,80. REFLEX 1 GAMMA ONDE MEDIE 110,220, VOLT MOBILE DI LEGNO LUNG.32X PROF.34,5,ALTEZZA E' IL MODELLO DELL'APPARECCHIO POPOLARE ITALIANO
PER ECCELLEMZA REALIZZATO DALLA C.G.E .NEGLI ANNI TRENTA, LO STATO IMPONEVA ALLE CASE COSTRUTTRICI DI AVERE IN CATALOGO UNA RADIO
BALILLA AL PREZZO DI LIRE 430.000:LA VOCE DEL REGIME DOVEVA ASSOLUTAMENTE ENTRARE IN TUTTE LE CASE DEL PAESE
Allocchio Bacchini è un binomio che rappresenta tuttora una pietra miliare nella storia dell’industria elettronica italiana ed è riconducibile a tre diverse Aziende milanesi che operarono, nel secolo scorso, per cinquant’anni complessivamente: la Allocchio Bacchini & C., la ABC Radiocostruzioni e la Radio Allocchio Bacchini. Va citato pure il nome Radialba, legato al marchio di alcuni apparecchi prodotti, che tuttavia non credo fosse una ditta a sé stante. Alla fine della prima guerra mondiale i due fondatori, appunto l’ingegner Allocchio e l’ingegner Bacchini, grazie alla loro precedente esperienza, decisero di produrre strumenti elettrici di misura dapprima a bobina mobile, come voltmetri ed amperometri, virando poi dall’elettrotecnica all’elettronica con la successiva produzione di strumenti sempre più sofisticati, come per esempio oscilloscopi. Già in quegli anni venne assunto, come ingegnere progettista, Arturo Recla, la cui presenza risultò costante in tutte e tre le Aziende citate. Si trova ancora in alcune biblioteche il suo libro intitolato appunto “strumenti elettrici di misura”. Ma la grande novità di quegli anni era la radio e ben presto gli sforzi dell’Azienda s’indirizzarono in quella direzione. Anche il governo dittatoriale dell’epoca ben comprese come la radio potesse rappresentare un utilissimo strumento di propaganda politica, ma restava il problema dei prezzi: il popolo difficilmente poteva permettersi di acquistare tali apparecchi, perché troppo cari, e ciò valeva anche per quelli più semplici, a galena, che oltretutto si ascoltavano in cuffia rendendo difficile il coinvolgimento di tutto il nucleo famigliare. Venne quindi bandito un concorso statale per la produzione di un apparecchio radio a basso costo, concorso che coinvolse tutte le Aziende italiane del settore, e che venne vinto proprio dall’Allocchio Bacchini, con un moderno apparecchio dotato di altoparlante e che beneficiava di uno schema elettrico rivoluzionario per risparmiare almeno una delle costose valvole termoioniche che venivano a quei tempi impiegate prima dell’avvento di transistor e circuiti integrati, e, grazie a un’intuizione particolarmente felice del suo progettista, intuizione che venne brevettata, il costoso condensatore variabile che veniva utilizzato per la sintonia venne sostituito da un economico condensatore fisso, rendendo mobile per la sintonia la ferrite interna dell’induttanza di alta frequenza. Anche di tale invenzione si può tuttora trovare documentazione in un'altra pubblicazione del prof. Recla, che nel frattempo aveva già progettato apparecchi per auto. Suo uno studio comparso sulla rassegna “Radio industria” già nell’aprile del 1935 ! Ma l’Azienda era ormai impegnata nel campo della televisione: forse il primo prototipo in assoluto di televisore prodotto in Italia fu quello messo a punto dal progettista dell’Allocchio Bacchini ed è esposto al museo della scienza e tecnologia di Milano. La seconda guerra mondiale costrinse ad occuparsi esclusivamente di apparecchi bellici e anche la ricerca fu giocoforza indirizzata in tal senso fino a realizzare un apparecchio molto simile a quello che sarebbe stato il radar. Terminato il conflitto terminarono anche le commesse militari, l’Allocchio Bacchini si ritrovò in crisi di liquidità e dovette chiudere. Lo stabilimento di corso Sempione venne successivamente rilevato dall’Editoriale dell’ing. Sisini che già allora pubblicava La Settimana Enigmistica, uno dei pochi periodici di quell’epoca che ancora sopravvivono oltretutto senz’alcuna necessità di essere modificato. Trovatisi senza lavoro, tre dirigenti dell’Allocchio Bacchini, Raffo, Recla e Ferri (quest’ultimo tuttavia diede ben presto le dimissioni) fondarono l’”ABC Radiocostruzioni” che già col nome, dalle iniziali della Allocchio Bacchini & C, voleva essere il logico proseguimento dell’attività interrotta. Avvalendosi dell’esperienza nel campo degli apparecchi economici, venne subito progettato un nuovo apparecchio radio con un occhio attento alle prestazioni, ai massimi livelli, ma con un costo contenuto: per esempio l’altoparlante, che a quei tempi era solitamente coperto da una costosa tela speciale, venne nascosto da un semplice cartone forato che, verniciato in giallo paglierino, faceva una bellissima figura a un costo quasi irrisorio. Anche in tale nuova Azienda vennero condotti costosi studi e realizzazioni di prototipi di televisori e tali investimenti causarono anche qui problemi di liquidità. Nel frattempo il cav. Gianni Viganò, industriale veneto nel campo delle montature di occhiali, aveva riscosso nel suo ambito un notevole successo (ricordo qui il brevetto “sferoflex”, geniale trovata per rendere, con una molla e una piccola sfera, le stanghette degli occhiali al tempo stesso più robuste ed elastiche), disponendo di capitali da investire, da un lato creò una catena di negozi di ottica, l’Istituto Ottico Viganò, oggi Salmoiraghi Viganò, e dall’altro, intuendo lo sviluppo che ci sarebbe stato nel campo della televisione, decise di far risorgere il marchio Allocchio Bacchini che ancora godeva di grande prestigio. Dovette tuttavia, probabilmente per evitare richieste di creditori della passata gestione, cambiare ragione sociale, e così nacque la Radio Allocchio Bacchini con sede in via Ornato, a Niguarda, all’estrema periferia di Milano. Venne chiamato il dott. Recla, progettista storico della vecchia Allocchio Bacchini, che liquidò i creditori dell’ABC chiudendo la Ditta e si mise al lavoro su un numero incredibilmente ampio di apparecchi d’uso domestico, senza trascurare la televisione a colori. In questo settore la nuova Allocchio Bacchini investì molto, come del resto fecero le principali industrie elettroniche italiane, che già cominciavano a subire la concorrenza orientale. Quando l’industria italiana fu pronta a produrre i televisori a colori, e la Rai pronta a trasmettere dopo aver speso molto per convertire gli impianti al colore, sostituendo le telecamere e tutto il resto, inspiegabilmente il governo dell’epoca ne giudicò azzardata l’introduzione in Italia, vietando alla Rai le trasmissioni a colori se non per brevi prove tecniche in orario di lavoro. E così la Radio Allocchio Bacchini fu costretta a chiudere, come quasi tutta l’industria elettronica nazionale, dissanguata da investimenti dei quali non poteva raccogliere i frutti, e scomparvero così insieme con lei nomi prestigiosi e ricchi di storia, come Geloso, Radiomarelli e tanti altri. Pochi anni dopo, quando, fatalmente, venne tolto l’embargo, noi italiani comprammo televisori provenienti dall’Olanda, dalla Germania quando non addirittura dall’Oriente. Coincidenza curiosa, oggi tanto lo stabilimento di corso Sempione che quello di via Ornato sono stati entrambi trasformati in alberghi.
Si tratta di un ricevitore a prezzo imposto e con caratteristiche standardizzate promosso ai tempi del fascismo dall'Ente Radio Rurale, destinato alle zone di riunione collettiva, agli ambienti rurali ed alle scuole. L'apparecchio infatti è acquistabile solo dagli istituti scolastici, dalle sedi dell'O.N.B., del P.N.F., dalle Parrocchie rurali, dalle sedi rurali dell'Opera nazionale dopolavoro, dalle Cattedri ambulanti di agricoltura, dalle sedi della Confederazione sindacale fascista dell'agricoltura e dalle sedi della Confederazione agricoltori o per donazione agli stessi. Grazie a questa manovra tre milioni di scolari italiani hanno avuto la possibilità di entrare in contatto con un mezzo di comunicazione allora altamente elitario. Il prezzo al momento dell'uscita è di 600 Lire, pagabile anche a rate anticipando al momento dell'ordinazione la cifra di 207,80 Lire (200 Lire di anticipo più 7,80 Lire per il rimborso delle spese dei bolli) e sottoscrivendo 10 cambiali per le rate mensili di 40 Lire ciascuna. Il prezzo viene poi diminuito a 575 Lire nel marzo del 1935 e a 475 Lire nel settembre dello stesso anno. Il 15 gennaio del 1936 il prezzo viene aumentato a 550 Lire. Le spese di spedizione sono a carico dell'acquirente. L'apparecchio viene spedito con le valvole smontate e la fornitura comprende: una presa di corrente con attacco a vite Edison per la derivazione da un portalampade, 4 metri di filo di rame per la presa di terra, 10 metri di filo per l'antenna interna, 12 isolatori di porcellana per l'installazione dell'antenna. Il Ministero delle Comunicazioni indice due concorsi: con il primo del maggio del 1931 si individuano le caratteristiche tecniche ed i requisiti del futuro ricevitore, con il secondo del luglio del 1932, si individuano i costruttori. La radio deve essere idonea a ricevere le stazioni radiofoniche con lunghezza d'onda compresa tra i 200 e i 580 metri (onde medie). Lasciando liberi i costruttori nella scelta degli schemi e del numero delle valvole, si impone la condizione che i ricevitori debbano essere idonei a garantire una potenza tale che, mediante l'impiego di una comune presa di terra e di un'antenna interna, la ricezione della stazione E.I.A.R. più vicina o di quella meglio ricevibile, deve essere chiara e ben comprensibile in qualunque località per un pubblico non inferiore a 60 persone. Anche i comuni in fondo valle, dove la ricezione è più difficile per l'attenuazione del campo elettromagnetico, devono poter ricevere le emissioni di una stazione radio distante tra i 100 e i 150 km. L'apparecchio è una supereterodina con alimentazione a corrente alternata con tensioni tra i 110 e 220 Volt. Solo successivamente si provvede alla produzione di apparecchi a batteria e di quelli a corrente continua (prodotti dalla ditta Geloso). È prevista la possibilità di collegare all'apparecchio un altoparlante esterno, al fine di servire un ulteriore ambiente principale, e un fonografo. Tutti i produttori muniti della cosiddetta licenza di costruzione, sono stati invitati a partecipare al concorso. Risultano idonei 10 produttori (riportati con la ragione sociale dell'epoca): Allocchio e Bacchini, C.G.E., F.I.M.I (Phonola), Marelli, Safar, Savigliano, Philips, Siemens, Siti – Acesa ed Unda. Al fine di rientrare nel prezzo imposto i produttori adottano le specifiche estetiche richieste e, il più delle volte, invece di realizzare un modello completamente nuovo, adattano un modello già in produzione. Ad esempio la Philips, con la sua R.R. XVI Radiorurale, utilizza come base di partenza lo chassis della Philips 764M (prodotta sia in Italia che in Germania) e la maggior parte dei suoi componenti lasciando le sole Onde medie e togliendo l'indicatore di sintonia e il controllo di tono. In quanto stabilmente collocato nell'edificio scolastico ed adibito a scopi educativi, per l'apparecchio Radiorurale è prevista l'esenzione del pagamento della licenza annuale alle radioaudizioni, che all'epoca era di 80 Lire annuali. Alla fine dell'epoca fascista, come sentimento di rivolta e di disprezzo a quella ideologia totalitaria, moltissime radio sono state distrutte o mutilate dei simboli fascisti in esse riprodotte. La scarsa produzione di questi apparecchi, non acquistabili direttamente dai privati e le numerose distruzioni effettuate, hanno fatto si che la quotazione delle radio arrivate ai giorni nostri siano molto elevate.