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ALLA MIA MAMMA ALLA MIA MAMMA ITALIA VINILICO 33 GIRI ALLA MIA MAMMA
Il disco in vinile,
noto anche come microsolco o semplicemente disco o vinile, è un supporto per la memorizzazione analogica di segnali sonori. È stato ufficialmente introdotto nel 1948 negli Stati Uniti come evoluzione dei precedenti dischi a 78 giri, dalle simili caratteristiche, inizialmente in gommalacca. Correntemente il termine vinile viene spesso usato per indicare in particolar modo gli LP, anche se tale utilizzo è tecnicamente improprio, visto che anche dischi di altri formati sfruttano lo stesso materiale come supporto. Come il suo antenato, è una piastra circolare incisa a partire dal bordo esterno con un solco a spirale per la riproduzione di suoni. Le migliori qualità del vinile (PVC) rispetto alla gommalacca permisero di rimpicciolire i solchi e abbassare il numero di giri per minuto dei dischi da 78 a 33⅓ ottenendo così una maggiore durata di ascolto, che raggiunse circa 25-30 minuti per facciata nei Long-Playing (LP), con punte massime di anche 38-40 minuti per lato, specie per le opere liriche. Per la riproduzione sonora di un disco viene solitamente impiegato un giradischi collegato ad un amplificatore. In genere i giradischi permettono di utilizzare dischi di diverse misure e, per mezzo di un selettore, è possibile impostare la velocità di rotazione. Fino agli anni ottanta del Novecento il vinile è stato il più diffuso supporto per la riproduzione audio di materiale pre-registrato ed è stato prodotto su larga scala fino ai primi anni novanta (in Italia fino al 1993). Dalla seconda metà degli anni duemila il disco in vinile è tornato negli scaffali presso i negozi di dischi. Del ritorno del vinile se ne è parlato nel giugno del 2008. I dati di consuntivo 2011 stilati dall’istituto Nielsen SoundScan indicano, in USA, per gli LP in vinile un aumento da 2,8 a 3,9 milioni di pezzi venduti. "Una crescita folle", ha spiegato alla Reuters Keith Caulfield, associate director per le classifiche del sito Billboard.com, "che trova il suo fondamento in un mercato dal potenziale non ancora pienamente sfruttato". "Il vinile", osserva Caulfield, "raggiunge due tipi di consumatori: quelli più anziani che lo ricordano con affetto e magari posseggono ancora un giradischi, e quelli più giovani a cui piace avere in mano una copia fisica del disco e ammirarne la copertina". Sono stati prodotti dischi anche con diametri diversi (per esempio 16 pollici usato in ambito radiofonico) e con velocità di rotazione diverse (16,6 giri al minuto per ottenere una maggiore durata a scapito della fedeltà). I dischi in vinile a 16 giri al minuto furono prodotti per lo più negli anni cinquanta e sessanta, soprattutto negli USA. Le dimensioni di un 16 giri, contrassegnato dalla sigla LLP, sono le stesse di un LP 33 giri, la durata della riproduzione è di circa 60 minuti per facciata. In Italia la produzione di 16 giri fu scarsissima, la DURIUM e la Fonit adottarono questa velocità in alcune edizioni musicali. I dischi a 78 giri sono caratterizzati da una dimensione del solco notevolmente maggiore (circa il triplo) dei più moderni microsolco a 33 e 45 giri. In conseguenza a ciò e della maggior velocità di rotazione la durata di un disco a 78 giri era di pochi minuti per facciata. I dischi a 78 giri e i primi dischi microsolco erano registrati con il segnale di un solo canale, erano perciò detti monofonici. Negli anni trenta venne ideata una tecnica che permetteva di registrare contemporaneamente due segnali su un'unica traccia sfruttando il movimento verticale e quello orizzontale dello stilo. Registrando il segnale di somma (destro + sinistro) con movimenti orizzontali e il segnale di differenza con movimenti verticali fu possibile riprodurre i due canali necessari ad una riproduzione stereofonica mantenendo comunque la compatibilità col vecchio formato monofonico. Tale tecnologia non fu commercializzata fino agli anni sessanta e si affermò solo nel corso degli anni settanta. Negli anni sessanta furono prodotti anche dischi quadrifonici che grazie ad una tecnologia detta a matrice adottata nei circuiti erano in grado di separare i segnali su quattro canali, dando all'ascoltatore l'impressione di essere letteralmente circondato dal suono. Questa tecnica ebbe uno scarso successo commerciale dovuto probabilmente alla diffusione minima ed agli alti costi dell'apparecchio riproduttore (in particolare delle testine con puntina in diamante con taglio Shibata, uniche a permettere la riproduzione quadrifonica) in un'epoca in cui anche gli impianti in grado di riprodurre i dischi stereofonici erano ancora un lusso.
Materiali
I dischi 78 giri erano prodotti in gommalacca, materiale caratterizzato da un'estrema fragilità e da una struttura che portava ad avere dei dischi affetti da un fruscio. Nei dischi microsolco la gommalacca è stata sostituita da un materiale termoplastico, il PVC. Da questo materiale deriva la denominazionevinile usata per indicare i dischi prodotti con questa tecnologia. Il colore del supporto è tipicamente nero anche se sono stati realizzati dischi in vinile colorato
Tecnica di produzione
I dischi in vinile venivano stampati per mezzo di una pressa idraulica utilizzando un'immagine negativa realizzata in metallo a partire da un master principale, una sorta di primo disco ottenuto incidendovi con la massima precisione i suoni originali da supporto magnetico in sala di registrazione. Il disco così ottenuto, viene sottoposto prima a verniciatura con cloruro di argento e stagno. Questa è una sostanza sensibilizzante, che permette al bagno galvanico di far sì che sul disco vi si depositi del nickel. Da questo si otteneva un primo "negativo" dal quale veniva generata una copia metallica chiamata " madre ". Questa copia presenta, come il disco di origine, i solchi incisi. La copia così ottenuta, veniva ascoltata ed osservata al microscopio per verificare la presenza di imperfezioni. Ripetendo nuovamente il procedimento galvanico si ottenevano gli stampi definitivi che verranno utilizzati per pressare il vinile. Il disco che tutti noi conosciamo, ha origine da un ammasso gommoso chiamato "biscotto ", al quale vengono applicate le etichette delle rispettive facciate. Il biscotto viene inserito nella pressa che imprimerà sul vinile i solchi. Dopo la pressatura, il disco presenta ancora i bordi frastagliati, occorrerà quindi rifilarlo. Per fare ciò, il disco passa attraverso una rifilatrice che lo rifila, dando al disco la forma definitiva.
Il cloruro di polivinile,
noto anche come polivinilcloruro o con la corrispondente sigla PVC, è il polimero del cloruro di vinile. È il polimero più importante della serie ottenuta da monomeri vinilici ed è una delle materie plastiche di maggior consumo al mondo.